Quando dormite o lavorate, quando state in piedi o seduto, chiedetevi: «Che cos'è la Mia Mente?», cercando di osservare la fonte da cui scaturiscono tutti i pensieri. Che cos'è il soggetto che in questo istante percepisce, pensa, lavora, va e torna? Per conoscerlo dovete stare profondamente assorto di fronte a questa domanda. [...] Anche se questa domanda penetra sempre più profondamente, non riuscirete a dare alcuna risposta e alla fine vi troverete in un vicolo cieco, con la mente del tutto confusa. In ciò che chiamiamo 'io' o 'mente' non troverete nulla di concreto. Ma chi è che comprende tutto ciò? Continuate a esaminarvi più in profondità e quella stessa mente che ha scoperto che non esiste nulla svanirà essa stessa; e allora non sarete più cosciente di questa domanda ma soltanto della vacuità. Quando sarà svanita anche la consapevolezza della vacuità, comprenderete che non esiste il Buddha al di fuori della Mente né la Mente al di fuori del Buddha.
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Awa Kenzo (1880-1939), maestro di tiro con l'arco.
È il famoso maestro di Eugen Herrigel, l'autore di "Lo zen e il tiro con l'arco". Tira con il tuo carattere. Procedi sempre, non ristagnare. Osserva la trottola. Essa si muove intorno a un centro immobile, e gira vorticosamente sinché, esausta, non cade. Taglia un ciliegio. Non troverai nulla, e allora da dove vengono i suoi fiori? L'oceano ha onde e onde, ma nelle mani non potrai trattenere nulla di solido. Ogni essere umano è diverso; esprimi questa differenza quando tiri. Tira in uno stato di purezza, in armonia con il cielo e la terra. Rendi nuovo ogni tiro. Una pratica tiepida non approderà a nulla; una filosofia mediocre non ha alcun valore. Sii sincero e creativo in tutto ciò che cerchi di fare. Il Buddhismo è vacuità; la condizione priva di ostacoli propria della vacuità ti renderà libero. Mantieni sempre la respirazione nel tuo centro. La tua vita e la tua morte sono un tesoro. Tira nel regno della vita e della morte. Fai ciò che devi fare, senza risparmiarti. L'osservare se stessi favorisce un grande coraggio. La razionalizzazione è il tuo più grande nemico. Quando vieni a tirare, non portare nulla di tuo. L'arco diviene te stesso. Imparare sull'arco significa imparare su te stesso. Imparare su te stesso significa dimenticare te stesso. Dimenticare te stesso significa comprendere che tutte le cose che stanno nell'universo sono te. Vedere la tua vera natura in ogni tiro è la Grande Via della Pace. È tutto ciò di cui hai bisogno. Apri l'arco senza stabilire alcuna forma. Scocca la freccia senza avere alcun intento. Manifesta grandi atti spezzando le regole. Impara bene una cosa, e imparerai il modo di capire diecimila cose. Diecimila cose sono una; è questo il luogo segreto della comprensione che devi trovare. In questo modo ogni cosa sarà misteriosa e meravigliosa. Nella grande angoscia della vita, un vero maestro dimora a suo agio. Senza bersaglio, senza freccia da tirare, tira: non al centro, non fuori. In se stesse le passioni sono illuminazione. Tutto il corpo è purificato. Sii nell'equanimità della mente
libera da concetti, senza meditare. Anche se mediti, rimani naturale, nell'accettazione. Sii nell'istante, senza fluttuazioni. Anche se si producono delle onde rimani libero, nell'accettazione. Sii in sospensione, senza guardare. Anche se guardi rimani nello spazio vuoto, nell'accettazione. Sii nell'istinto, senza proiezioni. Anche se proietti rimani nell'istante, nell'accettazione. Sii nella chiarezza, senza ritrarti. Anche se ti ritrai rimani limpido, nell'accettazione. Sii nell'apertura, senza sforzo. Anche se ti sforzi rimani in questo limite, nell'accettazione. Sii nella lucidità, senza modificazioni. Anche se fluttui rimani puro, nell'accettazione. Sii senza sforzo, senza acquisizioni. Anche se acquisisci rimani spontaneamente, nell'accettazione. Sii nella spontaneità, senza rifiutare. Anche se rifiuti rimani nel non-nato, nell'accettazione. Sii nella vivacità, senza limiti. Anche se sei limitato rimani naturalmente nell'accettazione. Sii nella distensione, senza sforzo. Anche se ti sforzi rimani spontaneo, nell'accettazione. Sii nell'assenza di fondamento, senza contemplazione. Anche se contempli rimani spontaneamente, nell'accettazione. "Se pensate: devo diventare illuminato, significa che da qualche parte, giù in fondo, credete di essere illusi. Ma, poiché illuso è proprio colui che crede di esserlo, se pensate di dover ottenere l'illuminazione, allora sì, siete degli sciocchi illusi! [...]
Accettate di essere nell'illusione. [...] Non c'è da fare nessuna fatica. Non appena scegliete di essere illusi, immediatamente è scontata la vostra illuminazione. Nella nostra pratica, non nutriamo preferenze. Se c'è illusione, bene. Se c'è illuminazione, bene. Dopo tutto, illusione e illuminazione sono solo concetti. Non c'è illusione e non c'è illuminazione. Colui che lo comprende pienamente, con tutto il suo essere, è chiamato 'illuminato'. [...] Siate semplicemente consapevoli del momento in cui incominciate ad alimentare una preferenza. «Non mi piace dover pagare i conti», «Non mi piace fare le pulizie», «Non mi piace la pioggia». [...] All'inizio, tutte le persone che praticano lo Zen desiderano vivere davvero, essere davvero. Vogliamo arrivare da qualche parte, essere qualcuno. È uno stadio che dobbiamo attraversare. È un'espressione dell'ego, ma va benissimo. Alla fine si brucerà da solo, come una falena attirata dalla fiamma. Perciò, quando dico: «Non aspettatevi niente», non penso che davvero non vi aspettiate niente. Vi aspetterete qualcosa ancora per molto tempo. Ciò che voglio è soltanto comunicarvi l'intenzione giusta: non aspettarsi niente. La stessa cosa che vi caccia dentro vi tira fuori. La porta è la stessa. Basta voltarsi. Ma il povero uccello non si volterà, continuerà a sbattere contro il vetro. [...] Ben presto, il vetro diventa spesso come una parete d'acciaio. Così ci sono buone possibilità che, alla fine, abbandoniate il tentativo e torniate indietro. Non c'è mai stata una parete, non c'è mai stata una parete, non c'è mai stata una barriera" (Denis Genpo Merzel). Poiché non c'è altro stato al di fuori di me,
non devi coltivare alcuno stadio. Poiché fin dall'inizio in me non ci sono ostacoli, tu sei al di là di ogni ostacolo: la saggezza primordiale autoriginata semplicemente è. [...] Poiché non vi è alcun luogo in cui andare al di fuori di me, tu sei al di là delle vie da percorrere; poiché tutti i Buddha, gli esseri senzienti, ciò che appare, le esistenze, l'ambiente e coloro che lo abitano sorgono dallo stato essenziale della pura e totale presenza, tu sei al di là del dualismo. [...] Non c'è nulla su cui concentrarsi o da interpretare. Rilassati semplicemente nella realtà di questa beata coscienza primordiale autoriginata. [...] Se sai che le cose stanno così, sei libero da ogni idea di sforzo. Nessun movimento mentale ti distrae dalla dimensione non nata. Se scopri che, anche quando non mediti, qualunque pensiero sorga è meditazione, non verrai più distratto. [...] La verità tanto cercata si trova senza cercarla. [...] Anche i desideri legati ai cinque sensi possono intendersi come attività della pura e totale presenza. Anche l'attaccamento, l'ira e la stupidità sorgono dalla via della grande, pura presenza. Anche i cinque oggetti di piacere sensuale (provenienti dai cinque sensi) sono ornamenti della dimensione della realtà. Quando entri in questa via pura, i fattori negativi, che in altri casi sarebbero da eliminare [...] sono prodigiosamente la stessa cosa. A nulla si rinuncia, nemmeno al sesso. [...] Gli oggetti presenti che appaiono spontaneamente sono manifestazioni della pura esperienza. [...] Tutto ciò che esiste e appare si manifesta nello spazio della realtà non nata. [...] Non creare il dualismo dallo stato unico. Felicità e sofferenza sono un'unica cosa nella presenza pura e totale. I Buddha e gli esseri sono la stessa cosa nella natura della mente. I fenomeni e gli esseri, l'ambiente e chi ci vive, in realtà sono la stessa cosa. Anche gli opposti vero e falso sono in realtà la stessa cosa. Non aggrapparti alla felicità, non respingere la sofferenza. In questo modo tutto si realizza. [...] La virtù e il suo opposto, l'accettazione e il rifiuto, il bello e il brutto, il grande e il piccolo sono la stessa cosa nella presenza pura e totale. [...] Non opporti a quel che fai perché fare e non fare sono non nati. Sapendo questo, tutto ciò che fai è la realtà non nata. [...] Anche i cinque oggetti del desiderio vanno intesi come pura e totale presenza. [...] Tutto ciò che fai o ciò che appare, lascialo nel suo stato naturale, senza premeditazione. Questa è la vera libertà. [...] Il presente stato naturale della contemplazione sorge dimorando nella spontaneità. Non esiste alcuno stato che non sia questo vasto stato di presenza. Esso è la dimora e la sede di tutto. [...] Qui non è necessario progredire gradualmente né purificare alcunché. [...] Ascolta! Poiché la natura della mente è spontaneamente perfetta, io non insegno la perfezione e la non perfezione. Non discriminare tra piacere e ansietà. Sii libero dalla speranza del nirvana e dalla paura del samsara. Inverare le cose mettendo avanti se stesso: questa è l'illusione; partendo dalle cose inverare se stesso: questo è il risveglio. [...] Ogni persona della Via, quando davvero è persona della Via, non porta con sé la consapevolezza che 'io sono persona della Via'. Tuttavia manifesta il modo di essere originario, procede rendendo testimonianza del modo di essere originario. (Dogen, Shobogenzo Genjokoan)
Lin-chi scrive: "Il buddhismo non prevede sforzi particolari. Basta essere normali e niente affatto speciali. Mangia, bevi, poi evacua l'intestino e passa le acque; e quando sei stanco va' a dormire. Gli stolti mi troveranno ridicolo, ma i saggi capiranno". In altre parole: non c'è proprio niente. Niente! Non si tratta di passare da una dottrina a un'altra, non si tratta di apprendere alcun insegnamento. "Sentiamo un po' cosa dice lo zen": ma non dice proprio nulla! È assenza di tutto: è qui la grande libertà. Il resto è artifizio, costruzione improbabile, teoria nella testa e quindi ulteriore filtro che si interpone tra te e la realtà. Christmas Humphreys ha scritto: "I maggiori intellettuali continuano a sezionare lo zen nei loro laboratori e ad affermare solennemente che non contiene nulla. Quanto sono vicini al giusto!". Essere normali, essere naturali, via dagli artifizi, dagli atteggiamenti affettati; non pretendere di dimostrare alcunché. Abbandonare le tensioni, lasciare correre l'energia e smetterla di rincorrere alcunché. Aprire gli occhi, guardare, accorgersi, stupirsi, più che mascherarsi, più che atteggiarsi, più che volersi distinguere, più che voler fare pesare la nostra presenza con i mille artifizi di cui siamo gran maestri. C'è veramente pochissimo da dire intorno a questo breve brano. Si può affacciare a volte la tentazione di aggiungere parole vane a qualcosa che è chiaro di per sé. C'è una storia zen che racconta di un maestro che stava per iniziare il suo sermone quando un uccellino attaccò a cantare. Il maestro non parlò e tutti ascoltarono l'uccellino. Cessato il canto, il maestro disse: "Bene, il sermone è terminato", e così se ne andò. |