SCUOLA DI FILOSOFIA ORIENTALE

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VERSO IL FONDO DELL'ANIMA
Silenzio e interiorità tra Cristianesimo e Oriente, tra antichità e modernità

durata corso: 15 ore

 

C’è un rumore che investe l’interezza della nostra persona e che è il luogo della pratica interiore quando essa giunge alla sua radicalità.

È un rumore prodotto dalla totalità delle potenze del corpo e della mente. È un rumore che riceve in sé, essendone ulteriormente alimentato, anche il vociare del mondo, fatto di idee, opinioni, teorie, discorsi, tendenze, mode, slogan, ideologie, ecc.

C’è un rumore nel quale si muove continuamente la nostra vita, interiormente ed esteriormente, che ci tiene lontani e soprattutto dimentichi del fondo più intimo della nostra anima, quel luogo che le mistiche hanno spesso considerato la verità originaria, la dimora intima a cui tornare, lo spazio puro di incontro con il Sacro, quel silenzio precedente a qualsiasi rappresentazione propria del mentale.

Perché certamente questo rumore investe anche le nostre stesse idee di Dio, il nostro rappresentarcelo attraverso concetti, teologie e filosofie.

Teologie, filosofie, mistiche che però – paradossalmente – spesso sono contenitori di intuizioni fondamentali e di nobili pratiche per indagare e inoltrarci in quel silenzio di cui tratteremo nel nostro percorso.

Solo da quel Silenzio nasce un dire autentico. Solo da quel Silenzio emerge la verità intima. Solo da quel Silenzio si dà uno sguardo pulito verso la realtà. Solo in quel Silenzio la parola del divino: “La parola di Dio è silenzio che si dona” (Max Picard).

Un silenzio che necessita una integrale ascesi della struttura umana dal suo inquinamento: ciò che Innocent Le Masson chiamava “le tre tappe della solitudine”, ovvero solitudine del cuore, della mente e dell’anima. Perché solo nella radicalità della spoliazione rimane ciò che è l’unum necessarium.

Quell’Unico esige il vuoto perché la sua parola di verità si riveli. “La attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (dal Libro di Osea).

E allora quel Dio del silenzio rivelerà ciò che la mente stentava a intuire. Esso è sì quel silenzio dell’ineffabile che è essenza del mistero, quel “silenzio delle segrete cose” a cui fa riferimento la Bhagavadgita, ma contemporaneamente è il loro abisso essenziale: “Il gioco nei giocatori sono…, lo splendore in coloro che splendono…, il sapere nei sapienti”.

Non diversamente in un suo famoso discorso il Buddha proprio nel silenzio indicò il nobile luogo interiore che permette all’uomo di poter avere contatto vero con, ad esempio, un fiore: “Vi sono persone che attraversano una foresta di alberi di sandalo senza vederne neppure uno”.

Nel nostro percorso soprattutto ci faremo condurre dalla tradizione mistica cristiana (fondamentali qui saranno Dionigi Areopagita, Agostino, Meister Eckhart, ma anche Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, …), affiancandola ad altre tradizioni quali la filosofia antica (impossibile non ricordare Plotino), il buddhismo e la tradizione induista. In questo ci faremo aiutare anche dalla riflessione contemporanea (per esempio Thomas Merton, Romano Guardini, Vladimir Jankélévitch, Louis Lavelle, Lubienska de Lenval e ovviamente l’imprescindibile Max Picard).

 

Il percorso è strutturato in tre moduli:

1) Silenzio: la dimensione originaria, Dio e il destino.

2) Il lavoro interiore, il lavacro nel silenzio.

3) Essere discepolo della Parola primordiale

 

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