LA FILOSOFIA DEL VUOTO
la pratica
del cuore
durata corso: 20 ore
Cosa è abitare il proprio cuore? Cosa è dimorare nel proprio centro?
È ritornare a quel silenzio che
precede il rumore del mondo. È quel rincasare in uno spazio libero
dalle voci del mentale.
Allora presto capiamo quanto
veramente stretto sia il rapporto tra cuore e vuoto, tra l’intimità
a me più intima e l’emancipazione da qualsiasi stridore interno ed
esterno.
E non è un caso che in tante
tradizioni spirituali questo rapporto sia stato indagato in grande
profondità, fino a dire talvolta non solo che non vi è cuore senza
vuoto, ma addirittura che il vuoto è esso stesso l’entrata nel
cuore.
Quanto di tutto ciò la nostra
epoca è assai orfana? Quanto la strategia dei poteri che la
governano potrebbe essere definita come una raffinata tecnica di
rumori allettanti per direzionare la nostra coscienza verso
desideri, oggetti, luoghi, speranze, volontà che la rendono
dimentica di se stessa, in oblio della bellezza che la abita?
E allora forse scopriamo quanto
la pratica del vuoto in quanto abitazione del proprio cuore non sia
solo qualcosa su cui hanno teorizzato e lavorato nobilissime
tradizioni, ma anche un’urgenza di pulizia dalle scorie che sempre
più dominano i nostri pensieri, il nostro parlare, i mass media, i
social, quel vasto inquinamento non a caso strumento d'uso del
turbocapitalismo attuale, del neoliberismo odierno, del postmoderno
che caratterizza la nostra epoca. Insomma: la totalità del nostro
vivere.
Sarà importante dunque tornare a
quelle fonti che hanno parlato di visioni e pratiche di libertà da
tutto ciò nel modo più alto e preciso possibile.
Si esploreranno allora nel
nostro percorso i diversi momenti della storia della spiritualità
nei quali si è investigato in profondità il concetto di vuoto e come
esso è dimensione di pratica interiore per l’abitazione della
propria natura intima. Ci soffermeremo quindi sulle tradizioni del
Buddhismo, del Daoismo e dello Zen, scoprendo quanto all’interno di
ciascuna di esse si siano dati diversi modi di intendere il vuoto
stesso e diversi generi di pratiche all’insegna della sua
realizzazione interiore.
E scopriremo come in una certa
tradizione filosofica occidentale, nella quale incontreremo la
categoria del Nulla corrispettiva a quella del vuoto, si è pensato
questo Nulla come la realtà originaria dell’Assoluto, il fondo
originario della manifestazione. Una tradizione che troverà le sue
fonti soprattutto nel Neoplatonismo da una parte e in certe letture
cristiane della creazione narrata nel libro della Genesi dall’altra.
Un Nulla che continuerà ad abitare nell’essere umano e a cui si
dovrà tornare superando qualsiasi dimensione all’insegna dell’essere
e realizzando la propria verità come assenza totale di qualsiasi
contenuto determinato.
La premessa a quella che sarà tanta storia della mistica
occidentale.
Il percorso è strutturato in
quattro moduli:
1) Identificazioni, non sé (anattā),
meditazione (bhāvanā) e nirvāṇa nel buddhismo;
2) La Via (Dao), il wu
(non-essere), lo ziran (lasciarsi agire) del saggio nel daoismo;
3) Kū (vacuità), non dualismo e
realizzazione dell’essenza profonda (Kenshō) nello zen;
4) Il nulla, il silenzio e il
farsi niente nella tradizione occidentale antica.
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